2016 anno bisesto

sabato 14 marzo 2015

Libertà di parola e d'opinione



Henri-Benjamin Constant de Rebecque







Henri-Benjamin Constant de Rebecque

(
Losanna, 25 ottobre 1767Parigi, 8 dicembre 1830) è stato uno scrittore, politico, scienziato politico, nobile ed intellettuale francese di origine svizzera.



A lui si deve la definizione di libertà nella società moderna

Autore di orientamento liberale
, più legato alla tradizione anglosassone che a quella francese, guardava più all'Inghilterra che all'Antica Roma come modello pratico di libertà all'interno di una vasta società commerciale. Egli delineò la distinzione tra la "Libertà degli Antichi" e la "Libertà dei Moderni". La prima era partecipatoria, basata sulla libertà repubblicana, e dava ai cittadini il diritto di influenzare direttamente la politica tramite dibattiti e votazioni nelle pubbliche assemblee. Allo scopo di sostenere questo grado di partecipazione diretta, la cittadinanza era un obbligo morale che richiedeva un considerevole dispendio di tempo ed energia. Generalmente ciò richiedeva una sottoclasse di schiavi per assolvere a gran parte del lavoro produttivo, lasciando così ai liberi cittadini la possibilità di deliberare sugli affari pubblici. La "Libertà degli Antichi "era anche delimitata a società relativamente piccole ed omogenee, nelle quali la popolazione poteva radunarsi in un unico luogo per dibattere la cosa pubblica.
La "Libertà dei Moderni", di contro, era basata sul godimento delle libertà civili, sul dominio della legge, e sulla libertà dall'ingerenza dello Stato. La partecipazione diretta veniva così limitata: ciò era una conseguenza necessaria all'interno degli stati moderni, ed anche un risultato inevitabile dell'aver dato vita ad una società commerciale in cui non esistevano schiavi ma ognuno doveva guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro. Per questo motivo coloro che avevano diritto al voto dovevano eleggere dei rappresentanti che avrebbero deliberato in un Parlamento
in rappresentanza del popolo liberando i cittadini dall'onere della politica.
Volendo ora parlare di una particolare libertà, la libertà di parola o d'opinione, possiamo dire che, nel mondo moderno, è considerata un concetto basilare nelle democrazie liberali. Il diritto alla libertà di parola non è tuttavia da considerarsi illimitato: i governi possono, sotto l'aiuto delle Nazioni Unite e dei Paesi che vi prendono parte, decidere di limitare particolari forme di espressione, come per esempio l'incitamento all'odio razziale, nazionale  o religioso, oppure l'appello alla violenza contro un individuo o una comunità, che anche nel diritto italiano costituiscono reato.
L'origine del concetto e della pratica della libertà di parola risale all'antica Grecia, in particolare nelle polis  con regime democratico, dove veniva chiamata col termine parresia (dovere morale di dire la verità) (greco: παρρησία), la facoltà che i cittadini (di condizione libera) avevano di esprimere liberamente la loro opinione durante le assemblee pubbliche che si svolgevano nell'agora'. Il termine compare per la prima volta nel tragediografo greco Euripide nel V secolo a.C e ricorre in tutto il mondo letterario greco fin nei testi  patristici del V secolo d.C. e, per l'ultima volta, nel Dottore della Chiesa  Giovanni Crisostomo. 
Secondo il diritto internazionale, le limitazioni alla libertà di parola devono rispettare tre condizioni: devono essere specificate dalla legge, devono perseguire uno scopo riconosciuto come legittimo ed essere necessarie (ovvero proporzionate) al raggiungimento di quello scopo.
Gli antichi greci avevano stabilito che per dire la verità occorreva "dire tutto" ciò che si aveva in mente. La stessa etimologiadi parresia (Παρρησὶα) è quello attribuito a pan (tutto) e rhema (ciò che viene detto). Nella parresia si supponeva che non ci fosse differenza tra ciò che uno pensava e ciò che diceva.
( da Wikipedia)

Prendendo spunto da queste definizioni constatiamo subito che il discorso delle libertà personali, sopratutto quello riguardante la  libertà di parola e d'opinione, sottolinea come  oggi, nel mondo attuale, non si faccia  un discorso di libertà  di parola totale ma di libertà a sovranità limitata. 
Diciamo che siamo in un mondo dove godiamo di tutte le libertà, e nella fattispece della libertà di parola e d'opinione, tranne quelle proibite, oppure il contario. Vivamo in un  mondo dove è tutto proibito tranne ciò che  è permesso ( con buona pace del mito secondo cui  questo dell' Occidente  è il mondo di tutte le libertà.)
E queste proibizioni possono venire da istituzioni internazionali o da governi che hanno la facoltà di mettere paletti ovunque alla libertà d'opinione del singolo individuo, fino a costruire un modo di esprimersi codificato. Oggi, questo " galateo di comunicazione" viene  sempre più indicato come "politically correct". 
Se, facendo un 'esempio qualsiasi, un governo decide che il bianco sia nero o viceversa, nessuno potrà sostenere il contrario senza incorrere in sanzioni.
Nel mondo di oggi questa tendenza è sempre più concreta.
Ma in questi termini, si può ancora parlare, oggi, di diritto umano alla libertà?

Le due  raffigurazioni della Libertà sottostanti  possono oggi ancora rappresentare
l'idea  che le ha concepite  alla fine del XVIII secolo, quando si volle abbattere
l'oscurantista Ancien Regime, " negatore" di tute le libertà individuali?



Parigi - bassorilievo della Libertà



New York - statua della Libertà



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