Secondo Wikipedia l'espressione politicamente corretto (traduzione letterale dell'inglese politically correct) designa una linea di opinione e un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto generale, soprattutto nel rifuggire l'offesa verso determinate categorie di persone. Qualsiasi idea o condotta in deroga più o meno aperta a tale indirizzo appare quindi, per contro, politicamente scorretta (politically incorrect).
L'opinione, comunque espressa, che voglia aspirare alla correttezza politica dovrà perciò apparire chiaramente libera, nella forma e nella sostanza, da ogni tipo di pregiudizio razziale, etnico, religioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, o relativo a disabilità fisiche o psichiche della persona. L'uso dell'espressione nell'accezione corrente può essere ricondotta agli ambienti di intellettuali statunitensi di sinistra d'ispirazione comunista degli anni trenta, sebbene riguardo alle origini del concetto di "politicamente corretto" vi siano altre ipotesi.
Questa la definizione corrente.
Ma c'è un pericolo in questo coacervo di buone intenzioni: la sua strumentalizzazione.
Infatti la strumentalizzazione del "politicamente corretto" o "pensiero unico" può divenire una delle più sofisticate e opprimenti forme di repressione della libertà di pensiero e di parola. Il conformismo, a volte imposto con la forza o l'intimodazione, allo stato puro.
Nella storia ci sono state tante forme "politically correct" , a volte condivisibili, a volte leggere, a volte passabili di condanna sociale o penale, tante quante sono state le varietà di potere che si sono alternate nella storia umana.
Negli ultimi duecento anni possiamo ricordare il " politically correct" della rivoluzione francese, del periodo "vittoriano", delle dittature di destra e sinistra del " secolo breve", e quello odierno, legato soprattutto a teorie " fringe" della scienza e della biologia.
Uno degli strumenti più appariscenti di questo "politicamente corretto" è la "neolingua" o "l'antilingua".
Si parte sempre dalle buone intenzioni, ma il pericolo è in agguato.
Facciamo un esempio.
Lingua corrente: serva
Neolingua: domestica
Logo: COLF
Si comincia a dare un nuovo nome ai fenomeni e alle situazioni reali per renderle più soft quando la parola che ne designava il ruolo poteva svelarne gli aspetti più crudi e sconcertanti per poi, se possibile, passare a un logo e sterilizzarne del tutto il significato di partenza e rendere il concetto un suono innocuo.
Ma con questa azione possiamo essere al "terrore semantico" ricordato da P.P.Pasolini, cioè la fuga di fronte a ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato preciso.
Ma dove sta il pericolo?
Sta nella pretesa di volere a tutti i costi negare la realtà di certe situazioni.
Un'operazione - solitamente usata dalle dittature - quando, ad esempio si è individuata una parola o un concetto troppo crudo o pericoloso - è quella di far pronunciare una istituzione sulla liceità o illiceità di una parola o frase, in modo da creare una "colpa" civile ( che crea dei "nemici" della società, dei delinquenti ) da poter perseguire e conseguentemente far varare una legge che ne sancisca l'illegalita'.
In questo caso siamo alla dittatura del "pensiero unico". Chi non parla o pensa come vuole il regime, viene perseguito.
Molti autori e scrittori di universi distopici hanno parlato del "politicamente corretto" indicandolo come un pericolo per la libertà dell'individuo.
Ricordiamo Orwell, Benson, Chesterton... che quasi ci vogliono ricordare come la strada per l'inferno è sempre lastricata delle migliori intenzioni....
Molto esaurienti, per meglio capire, al proposito, i link: