2016 anno bisesto

sabato 17 gennaio 2015

L'Iperbole e la Macchina



Il mondo della comunicazione sta probabilmente subendo una trasformazione profonda. 
Le regole linguistiche ma anche la sfumatura delle frasi  e dei discorsi, la loro intonazione, perdono terreno ogni giorno.
Quelle che nella grammatica italiana venivano definite FIGURE RETORICHE sembra non abbiano più spazio nel panorama della comunicazione, anzi probabilmente sono ormai delle illustri sconosciute: parlarne è  del tutto fuori luogo, così come non vengono più colte certe sfumature, certe mimiche facciali, certe modulazioni delle frasi che potrebbero fare la differenza nell'interpretazione del loro stesso significato.
C'è, se è permesso dirlo, un imbarbarimento, un'analfabetismo di ritorno, una semplificazione bruta nella comprensione di un discorso, di una frase pronunciati. L'unico punto di riferimento, in un pensiero espresso, rimane la parola nel suo significato piu'  rozzo ed elementare.
Un esempio potrebbe  essere dato da certi " traduttori" on line che, traducendo il significato di ogni parola, travisano poi  completamente il significato  globale della frase
La domanda che ci si pone  è molto semplice: questo modo di interpretare e comunicare dei media è da ascriversi a un impoverimento oggettivo della cultura dei comunicatori, a un loro adeguamento al " linguaggio macchina", essenziale, dei computer o è un'operazione  prettamente ideologica per piegare a proprio vantaggio ciò che l'interlocutore va dicendo?
La comunicazione, nel Ventunesimo Secolo, sta diventando sempre più ambigua e manipolabile e il sospetto è che lo  sia diventata perché l'analfabetismo letterario delle nuove leve di comunicatori è stato pianificato per facilitare  operazioni ideologiche atte ad  orientare media e opinione pubblica.
Naturalmente rimane  un mero sospetto, ma non si può fare a meno di notare come sia sempre più difficile interpretare un discorso ora che le regole più semplici della gestualità, della grammatica e della sintassi sono ignorate o sovvertite. Non è difficile che questo relativismo linguistico renda piu' facile la manipolazione...
Prendiamo  l'affermazione di  questi giorni, di Papa Francesco sul volo verso Manila: "
..ma se il mio amico Gasbarri (l’organizzatore dei viaggi del papa, n.d.r) dice una parolaccia sulla mia mamma... ma si aspetti un pugno! E’ normale!. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri ". Poi ha avvisato: “Non si giocattolizza la religione degli altri”....
Fiumi di parole si stanno riversando su questa frase, aprendo alle più varie e cervellotiche interpretazioni mentre, contestualizzata e tenuto conto dell'intonazione e della mimica facciale e della gestualità del Papa, tutto il discorso sarebbe interpretabilissimo. Si tratta di un' iperbole ( figura retorica) condita con della sana ironia e con un messaggio di fondo molto serio: "non ci si può prendere gioco della fede degli altri. C'è una responsabilità in ogni azione compiuta".
È forse questo accenno forte alla responsabilità  di ognuno che scaturisce dal comportamento, che ha fatto "impazzire" il mondo della comunicazione. Una parola forte, diretta, che, non isolata dal contesto, chiama in causa personalmente. Una parola intorno  alla quale si è intessuto un assurdo balletto interpretativo estrapolandola da quella serie di parametri ricordati prima.
Isolando la parola "responsabilità " se ne sono cercati i sinonimi e i significati come una macchina può fare con un dizionario caricato nella sua memoria. Successivamente si sono costruite le teorie più variopinte per offrirle, secondo l'indirizzo dei media, alla propria platea  di lettori.
Senza più le elementari regole grammaticali e sintattiche è facile strumentalizzare.
Ecco perché le regole, la cultura, la sensibilità,  fanno paura in un comunicatore. È preferibile l'anarchia lingustica. Più comodo manipolare.

mercoledì 14 gennaio 2015

INTRAPRENDERE



"Entrepeneur", imprenditore. Questa parola, che e' il pilastro dell'economia di mercato, risuona con insistenza  nel mondo politico italiano in questo periodo di "riforme".
Si auspica l'imprenditore, si invita all'imprenditorialita', i giovani devono "intraprendere", creare impresa invece di mirare soltanto al mitico posto a "tempo indeterminato" che, a detta dei politici, non esiste più.
Nei lontani anni Cinquanta dello scorso secolo, quando lacci e lacciuoli fiscali erano ancora di la' da venire, sorse in Italia una miriade di Piccole e Medie imprese ( PMI) che fu per anni la spina dorsale del Miracolo Italiano. Elettrodomestici, Caffettiere, Filati, Lingerie, Calze, Frutta e Verdura, Pasta, Sughi e Dadi, Moda..., furono i protagonisti di una resurrezione economica di proporzioni imponenti che fecero, accanto a una oculata rinascita industriale di natura pubblica ( IRI ), la fortuna dell 'Italia di quell'epoca. Si, la tanto vituperata IRI, fu invece, insieme alle PMI, il volano dell'economia, grazie ai suoi imprenditori pubblici: chiamata negli anni della congiuntura il "carrozzone", accusata dei più inimmaginabili delitti economici per lunghi lustri, chiuse  invece - quando si decise che l'impresa doveva essere solo privata e non ci dovevano essere più aiuti statalista  -  la sua pluriennale attività quasi in attivo. 
Fu a quel punto che si chiamò a raccolta l'imprenditoria privata, in nome della scelta " liberista" europea.
Ma cosa aspettava a quel punto chi volesse fare "impresa"? Negli anni successivi al Boom, con la Congiuntura e le difficoltà di vario genere dell'economia, si erano stratificati sugli imprenditori privati una serie di tasse, balzelli, contributi, che lentamente disincentivarono chi volesse mettersi in proprio. I giovani senza capitali, davanti a un indebitamento obbligatorio  per iniziare, difficile da reperire, si tirarono indietro. Chi un'azienda l'aveva già avviata, salvo pochissimi casi, si trovo' a sopravvivere a stento. Molti chiusero.  L'imprenditoria italiana rimase al palo e ancora oggi stenta a decollare.
La politica disse di fare " facilitazioni", propose le "start up" e altre defiscalizzazioni: ma il risultato non  è stato assolutamente incoraggiante.
Perché per intraprendere bisogna avere il tempo di realizzare fatti positivi, specialmente per quelle PMI che stentano a decollare e hanno bisogno prima di assestare i loro guadagni poi di cominciare a pagare delle tasse con aliquote accettabili.
Il "laissez faire, laissez passer ("lasciate fare, lasciate passare"), del protoliberista J.C.M. Vincent de Gournay(1712-1759),  è la prima  regola che dovrebbe essere applicata, almeno per tre anni a ogni nuova impresa che nasce, sollevandola, in questo periodo, da ogni tassa e contributo.
Se la politica decide la strada del liberismo esso deve essere percorso fino in fondo, senza più soffocare l'impresa nascente.
Succederà in Italia? Passerà il messaggio? Vedremo.

martedì 13 gennaio 2015

Il Grande Sogno dell' Occidente


il paese dei Balocchi

Il grande sogno dell'Occidente

Verso gli anni  Cinquanta del secolo scorso, l'Europa, uscita dalla II Guerra Mondiale, cominciava la sua marcia verso il benessere e il Boom economico. Godendo di una liberta' oggi ormai sconosciuta ( piccolo esempio: fumare una sigaretta non era un "peccato civile" come lo e' oggi, dove godiamo di tutte le liberta' tranne quelle proibite) sembrava si aprissero orizzonti di felicita' eterna.
L'idea iniziale di Adenauer, De Gasperi, Schumann, che avevano proposte radici cristiane per la nuova Europa si sbiadi' nel consumismo di quegli anni lasciando posto a una Civil Religion di stampo illuministico.Mai piu' religioni tradizionali fucine di guerre, si disse. Una per tutti.
Uguaglianza
Mai piu' guerre, liberta' per le colonie di un tempo, democrazia, automobili per tutti, lavoro, ecc..: un sogno ad occhi aperti che duro' "l'espace d'un matin" ma riusci' a radicarsi nel  DNA dell'occidente europeo, superando gli anni di piombo e rifiorendo con la caduta del Muro di Berlino, episodio che sembro' riconfermare l'imbattibilita' di quel  lontano, annunziato, sogno ottimista.
Libertà 
Ora eravamo liberi, l'Europa, libera del tutto, poteva ritornare a sognare insieme, Est e Ovest insieme..
Fratellanza.
Qualcuno ipotizzo' la " fine della storia" e la canzone "Imagine" di Lennon divenne il vero inno Europeo.
"Immagina non esista paradiso
È facile se provi
Nessun inferno sotto noi
Sopra solo cielo
Immagina che tutta la gente
Viva solo per l’oggi"....
Ma in quel sogno qualcosa si inceppo'.  L'oggi divenne domani e i capelli degli ottimisti divennero inesorabilmente bianchi. Cosa li avrebbe aspettati DOPO? E le nuove generazioni, una dopo l'altra, cresciute nel " tutto compreso" cosa avrebbero trovato a loro volta quando anche per loro l'oggi fosse divenuto domani e i loro capelli altrettanto bianchi? Domande imbarazzanti che restavano senza risposta.
Rimaneva  l'oblio: il sesso, la droga, il mercato, e " ai confini" qualcosa di imprevisto e di inquietante.
Quale soluzione offriva la Civil  Religion? Libertà, Uguaglianza, Fraternità .....liberi dai sensi di colpa.... aborto, divorzio, gender....MA POI ? 
Eutanasia, al caso....
Il sogno diventato incubo, il Paese dei Balocchi che svela il suo vero volto fino in fondo, al risveglio.
Il meccanismo si è inceppato, l'Occidente si è inceppato.