Willem de Kooning - Rotterdam
Dov’è finito il romanzo storico italiano? O meglio, facciamoci prima la domanda “a monte” : dov’è finita la Storia in Italia?
Poiché ha la nomea di “materia noiosa”, lo studente medio italiano e
anche l’italiano, in generale, non ne coglie più l’importanza fondamentale, ne
tralascia totalmente lo studio, se ne fa un vanto della sua ignoranza, non
capendo di cancellare così le sue radici e, con loro, il suo essere sé stesso.
“Chi
dimentica il passato è condannato a riviverlo” dice
Primo Levi, e Paolo Tognina[2] ricorda il filosofo Bernard Henry-Lévy che ha
scritto: “Sapete come si fa a uccidere un
uomo due volte? Dimenticando di averlo già ucciso una volta”
Orwell è ancora più
preciso :” Chi controlla il passato controlla il futuro e chi controlla il
presente controlla il passato”.
E’ forse in
quest’ultima frase che evidenzia drammaticamente la spiegazione di questo
fenomeno presente da tempo in maniera macroscopica in Italia, ma di cui non fu indenne l’ Unione Sovietica e, ora, da qualche tempo, anche l’Europa del “politically
correct” con il resto del mondo.
E questo lo si vede
dal diradarsi, se non dallo sparire, del romanzo storico, in favore di un discutibile genere letterario : la “fantastoria”,
dove, i romanzi e le fiction vengono ambientati in vaghi scenari, dove sono elaborate
teorie storiche, spiegazione degli
eventi umani, con dati ed episodi del tutto privi di obbiettività scientifica e
fondamento reale, in favore di teorie inventate e del tutto prive di verità.
Isaac Asimov, un
fisico e grande scrittore di fantascienza, ha messo invece in evidenza, nel suo grande ciclo
della “Fondazione” (un classico capolavoro della fantascienza), come sia
determinante la conoscenza approfondita e puntuale della storia.
Egli ha compiuto
l’operazione inversa di quella che oggi la “fantastoria” si propone: nel mondo
immaginario di una Federazione Galattica, lontana anni luce dalla nostra epoca,
egli ci presenta la geniale figura di Hari Seldom, Primo Oratore della Federazione. Hari è un professore di
“Psicostoriografia”, una sorta di scienza della Storia che permette di
prevedere gli eventi futuri, attraverso l’analisi dettagliata e scientifica dei
fatti del passato e permette di condurre
a buon fine - verso la verità dell’uomo -
le ricerche, gli obbiettivi e le sorti dell’intera galassia.
Asimov, russo per
nascita e americano d’adozione, non
ignorava quello che accadeva in quegli anni nell’Unione Sovietica, dove,
ciclicamente, si spedivano a casa di ogni possessore dell’Enciclopedia
Sovietica le pagine che occorreva sostituire per una “corretta” visione di cronaca e storia,
e volle, così, in quei lontani anni, sottolineare l’importanza della verità
storica.
Ma oggi qualcosa sta
cambiando, e in peggio.
I diversi concetti di storia presenti finora nella storiografia [3]potevano essere sintetizzati nelle due grandi visioni della storia: o come processo in continua evoluzione o come processo compiuto di cui il presente è il punto di arrivo o di arresto. Nel primo caso la storiografia era concepita come "ricerca", mentre nel secondo caso diventava "archivio dei fatti" o "raccolta".
I diversi concetti di storia presenti finora nella storiografia [3]potevano essere sintetizzati nelle due grandi visioni della storia: o come processo in continua evoluzione o come processo compiuto di cui il presente è il punto di arrivo o di arresto. Nel primo caso la storiografia era concepita come "ricerca", mentre nel secondo caso diventava "archivio dei fatti" o "raccolta".
Per Francis Fukuyama[4] invece
ciò non è corretto: nella sua pubblicazione "La fine della Storia" essa viene concepita come storia unidirezionale e
universale dell'umanità, una pretesa di rintracciare nella successione degli
eventi una loro profonda finalità: cicli e discontinuità degli eventi vengono
compresi in questa concezione complessiva della storia nel suo insieme: i
motori del processo storico sono lo "spirito della scienza", ossia la
tendenza dell’uomo a evolvere il proprio modo di vivere attraverso le
conoscenze e le scoperte tecnologiche, e il "desiderio di
riconoscimento", ovvero la sua vocazione a vedersi riconosciuti la sua
identità e i suoi diritti da parte dei propri simili. Fukuyama vede nella forma
di stato ispirata al liberalismo democratico come l’ultima possibile per l’uomo,
e anche la più perfetta: essa non può infatti degenerare in niente di peggio,
ed essa stessa non è degenerazione di nessun’altra forma politica. La storia si
muove verso il progresso e il progresso tecnologico e industriale è stato
assicurato, guidato ed indirizzato dal capitalismo in ambito economico. Il capitalismo ha il suo
corrispettivo politico nella democrazia liberale, sia perché questa è meglio
compatibile con il governo di una società tecnologicamente avanzata, sia in
quanto l'industrializzazione produce ceti medi che esigono la partecipazione
politica e l'uguaglianza dei diritti. (Volendo volgarizzare e semplificare al massimo, un ritorno all'ottocentesco concetto delle "magnifiche sorti e progressive...". Positivismo insomma, con un pizzico di tecnologia futuribile... )
Da queste ed altre
considerazioni del suo saggio filosofico, Fukuyama arriva a fondere la Storia in un relativismo culturale per cui nessuno
dei diversi modi di vivere e di pensare propri dei diversi habitat umani è
superiore ad un altro e non esiste una "cultura umana", ma diverse
culture proprie dei diversi ambienti: radici, conoscenze, culture, costumi,
religioni vengono azzerate in un magma indistinto dove la storia universale è
il cammino unidirezionale e tendente al progresso che tocca tutti i popoli.
Se davvero l’Arte,
figurativa e non, molto spesso intuisce e preannuncia, prima che accada, o
rappresenta nella sua essenza, un momento della storia umana, nulla meglio dell’arte
informale di un Dubuffet, di un Fontana, di un Burri e una canzone dei Beatles
: “Imagine” , definisce al meglio la nostra epoca. Ma queste letture sono giuste? O un po' inquietanti ? Al prossimo post la risposta.
[3] La storiografia è in senso letterale la descrizione
(in greco graphia, da graphè, "descrizione") della storia
e comprende tutte le forme di interpretazione, dalla trattazione e trasmissione
di fatti e accadimenti della vita degli individui e
delle società
del passato storico all interpretazione che ne danno gli storici. Tra le
discipline scientifiche e letterarie, la storiografia è forse quella più ostica
da definire, poiché il tentativo di scoprire e conoscere gli eventi accaduti nel passato, formulandone
un resoconto ( logos) intelleggoibile, implica necessariamente l'uso e l'influsso di numerose
discipline ausiliarie.
[4]http://it.wikipedia.org/wiki/Fine_della_storia_(Francis_Fukuyama)#.22La_grande_distruzione.22_del_1999_e_.22L.27uomo_oltre_l.27uomo.22_del_2002
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