"Entrepeneur", imprenditore. Questa parola, che e' il pilastro dell'economia di mercato, risuona con insistenza nel mondo politico italiano in questo periodo di "riforme".
Si auspica l'imprenditore, si invita all'imprenditorialita', i giovani devono "intraprendere", creare impresa invece di mirare soltanto al mitico posto a "tempo indeterminato" che, a detta dei politici, non esiste più.
Nei lontani anni Cinquanta dello scorso secolo, quando lacci e lacciuoli fiscali erano ancora di la' da venire, sorse in Italia una miriade di Piccole e Medie imprese ( PMI) che fu per anni la spina dorsale del Miracolo Italiano. Elettrodomestici, Caffettiere, Filati, Lingerie, Calze, Frutta e Verdura, Pasta, Sughi e Dadi, Moda..., furono i protagonisti di una resurrezione economica di proporzioni imponenti che fecero, accanto a una oculata rinascita industriale di natura pubblica ( IRI ), la fortuna dell 'Italia di quell'epoca. Si, la tanto vituperata IRI, fu invece, insieme alle PMI, il volano dell'economia, grazie ai suoi imprenditori pubblici: chiamata negli anni della congiuntura il "carrozzone", accusata dei più inimmaginabili delitti economici per lunghi lustri, chiuse invece - quando si decise che l'impresa doveva essere solo privata e non ci dovevano essere più aiuti statalista - la sua pluriennale attività quasi in attivo.
Fu a quel punto che si chiamò a raccolta l'imprenditoria privata, in nome della scelta " liberista" europea.
Ma cosa aspettava a quel punto chi volesse fare "impresa"? Negli anni successivi al Boom, con la Congiuntura e le difficoltà di vario genere dell'economia, si erano stratificati sugli imprenditori privati una serie di tasse, balzelli, contributi, che lentamente disincentivarono chi volesse mettersi in proprio. I giovani senza capitali, davanti a un indebitamento obbligatorio per iniziare, difficile da reperire, si tirarono indietro. Chi un'azienda l'aveva già avviata, salvo pochissimi casi, si trovo' a sopravvivere a stento. Molti chiusero. L'imprenditoria italiana rimase al palo e ancora oggi stenta a decollare.
La politica disse di fare " facilitazioni", propose le "start up" e altre defiscalizzazioni: ma il risultato non è stato assolutamente incoraggiante.
Perché per intraprendere bisogna avere il tempo di realizzare fatti positivi, specialmente per quelle PMI che stentano a decollare e hanno bisogno prima di assestare i loro guadagni poi di cominciare a pagare delle tasse con aliquote accettabili.
Il "laissez faire, laissez passer ("lasciate fare, lasciate passare"), del protoliberista J.C.M. Vincent de Gournay(1712-1759), è la prima regola che dovrebbe essere applicata, almeno per tre anni a ogni nuova impresa che nasce, sollevandola, in questo periodo, da ogni tassa e contributo.
Se la politica decide la strada del liberismo esso deve essere percorso fino in fondo, senza più soffocare l'impresa nascente.
Succederà in Italia? Passerà il messaggio? Vedremo.
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