2016 anno bisesto

mercoledì 14 gennaio 2015

INTRAPRENDERE



"Entrepeneur", imprenditore. Questa parola, che e' il pilastro dell'economia di mercato, risuona con insistenza  nel mondo politico italiano in questo periodo di "riforme".
Si auspica l'imprenditore, si invita all'imprenditorialita', i giovani devono "intraprendere", creare impresa invece di mirare soltanto al mitico posto a "tempo indeterminato" che, a detta dei politici, non esiste più.
Nei lontani anni Cinquanta dello scorso secolo, quando lacci e lacciuoli fiscali erano ancora di la' da venire, sorse in Italia una miriade di Piccole e Medie imprese ( PMI) che fu per anni la spina dorsale del Miracolo Italiano. Elettrodomestici, Caffettiere, Filati, Lingerie, Calze, Frutta e Verdura, Pasta, Sughi e Dadi, Moda..., furono i protagonisti di una resurrezione economica di proporzioni imponenti che fecero, accanto a una oculata rinascita industriale di natura pubblica ( IRI ), la fortuna dell 'Italia di quell'epoca. Si, la tanto vituperata IRI, fu invece, insieme alle PMI, il volano dell'economia, grazie ai suoi imprenditori pubblici: chiamata negli anni della congiuntura il "carrozzone", accusata dei più inimmaginabili delitti economici per lunghi lustri, chiuse  invece - quando si decise che l'impresa doveva essere solo privata e non ci dovevano essere più aiuti statalista  -  la sua pluriennale attività quasi in attivo. 
Fu a quel punto che si chiamò a raccolta l'imprenditoria privata, in nome della scelta " liberista" europea.
Ma cosa aspettava a quel punto chi volesse fare "impresa"? Negli anni successivi al Boom, con la Congiuntura e le difficoltà di vario genere dell'economia, si erano stratificati sugli imprenditori privati una serie di tasse, balzelli, contributi, che lentamente disincentivarono chi volesse mettersi in proprio. I giovani senza capitali, davanti a un indebitamento obbligatorio  per iniziare, difficile da reperire, si tirarono indietro. Chi un'azienda l'aveva già avviata, salvo pochissimi casi, si trovo' a sopravvivere a stento. Molti chiusero.  L'imprenditoria italiana rimase al palo e ancora oggi stenta a decollare.
La politica disse di fare " facilitazioni", propose le "start up" e altre defiscalizzazioni: ma il risultato non  è stato assolutamente incoraggiante.
Perché per intraprendere bisogna avere il tempo di realizzare fatti positivi, specialmente per quelle PMI che stentano a decollare e hanno bisogno prima di assestare i loro guadagni poi di cominciare a pagare delle tasse con aliquote accettabili.
Il "laissez faire, laissez passer ("lasciate fare, lasciate passare"), del protoliberista J.C.M. Vincent de Gournay(1712-1759),  è la prima  regola che dovrebbe essere applicata, almeno per tre anni a ogni nuova impresa che nasce, sollevandola, in questo periodo, da ogni tassa e contributo.
Se la politica decide la strada del liberismo esso deve essere percorso fino in fondo, senza più soffocare l'impresa nascente.
Succederà in Italia? Passerà il messaggio? Vedremo.

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