Vermee de Delft - Giovane donna |
Vermeer de Delft - Panorama |
C'è un pittore nella Storia dell'Arte europea
del Seicento, che più di ogni altro, celebra la quiete borghese
dell'Europa del Nord nel XVII secolo: Vermeer de Delft.
I suoi interni in penombra, le sue massaie indaffarate nelle loro cuffie inamidate, le sue dame eleganti e barocche di un barocco, però, ammaestrato, le sue cucine avvolte nella luce chiara che fa risplendere belle supellettili e lucide padelle, sono gli emblemi delle elités protestanti che in quel periodo si affacciavano sul palcoscenico della storia con le loro regole di sobria ricchezza, ordine e buona amministrazione.
Ordine, soprattutto.
Ordine della luce che rifugge le angosce chiaroscurate di un Caravaggio, ordine nelle pieghe di broccati e lampassi, ordine negli ambienti e nelle cose, nei gesti misurati delle persone. Quello stesso ordine che, rimasto nei secoli, fa belle ancora oggi le case intonacate, i giardini curati, i quartieri urbanisticamente perfetti dalla staccionata al bow window e le stesse leggi di buona amministrazione, di compiti a casa, che quest'ordine devono ordinare.
Ordine che ha un solo terrore: il dis-ordine, il caos.
Il disordine di ciò che scompagina, di ciò che distrugge la razionalità, di ciò che si scontra con le realtà perfette faticosamente costruite dall'utopia.
Il disordine che il migliore dei mondi possibili non riesce ad accettare.
I suoi interni in penombra, le sue massaie indaffarate nelle loro cuffie inamidate, le sue dame eleganti e barocche di un barocco, però, ammaestrato, le sue cucine avvolte nella luce chiara che fa risplendere belle supellettili e lucide padelle, sono gli emblemi delle elités protestanti che in quel periodo si affacciavano sul palcoscenico della storia con le loro regole di sobria ricchezza, ordine e buona amministrazione.
Ordine, soprattutto.
Ordine della luce che rifugge le angosce chiaroscurate di un Caravaggio, ordine nelle pieghe di broccati e lampassi, ordine negli ambienti e nelle cose, nei gesti misurati delle persone. Quello stesso ordine che, rimasto nei secoli, fa belle ancora oggi le case intonacate, i giardini curati, i quartieri urbanisticamente perfetti dalla staccionata al bow window e le stesse leggi di buona amministrazione, di compiti a casa, che quest'ordine devono ordinare.
Ordine che ha un solo terrore: il dis-ordine, il caos.
Il disordine di ciò che scompagina, di ciò che distrugge la razionalità, di ciò che si scontra con le realtà perfette faticosamente costruite dall'utopia.
Il disordine che il migliore dei mondi possibili non riesce ad accettare.
Ed ecco il blocco di Schenghen, il respingimento alle frontiere dei migranti e dei profughi, l'abbandono della solidarietà, pilastro dell'Unione Europea.
Perché bisogna difendere l'ordine delle padelle lucide.
Se cade quello cade il
migliore dei mondi possibili.
E cominciano le domande.
Dal FATTO QUOTIDIANO |
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