Disquisizione sul "Capricho" n. 43 di Francisco Goya
Nella lingua spagnola la parola “sueño” significa sia “sogno” che “sonno”.
Ma
nella lingua di Calderon de la Barca dove “la vida es un sueño”, il significato
di “sogno” prevale su quello di “sonno”: il “sonno” vero e proprio, infatti è
espresso più adeguatamente da un verbo: “dormirse”, “il dormire”.
In italiano, però, “sonno” è l’unica traduzione
a cui si ricorre sempre per questa
frase.
Basta andare nel web per vedere come NON una volta si prenda in considerazione il significato alternativo a "sonno" cioe' "sogno" , molto piu' calzante nell'intera opera di Goya (inserire la frase, tema del post, in un qualsiasi motore di ricerca per redersene conto). Il "sogno" della ragione, infatti, puo' portare a risultati spesso non brillanti...
Perché
questa voluta ambiguità, questo difetto interpretativo troppo rapidamente
ammannito come unico e vero - quando si
tratta più di un luogo comune che della
realtà - ai palati più grossolani?
E' una questione di politically correct.
Non e' possibile che Goya abbia idee cosi' oscurantiste...
Il
“politicamente corretto” , infatti non ammette che un grande pittore come Goya,
gigante della pittura spagnola tra il XVIII e il XIX sec. – un artista che ha cavalcato in pittura
Barocchetto, Neoclassicismo, Romanticismo fino addirittura a precorrere
Impressionismo ed Espressionismo nella sua parabola
artistica
– possa aver proclamato:
IL SOGNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI.
Ma
chi meglio di lui, vissuto alla fine di quel XVIII secolo che ha visto
all’opera quel meraviglioso strumento “razionale” che fu la ghigliottina,
poteva affermare una frase più calzante?
Testimone degli orrori
perpetrati dalla Rivoluzione Francese e dal “Terrore”, periodo
obbligatoriamente consequenziale alla stagione della “Ragione Illuminata” (non
dimentichiamo mai che il cervello umano che produce la “razionalità” può sempre
impazzire…), Francisco Goya non poteva chiudere altrimenti la sua esperienza pittorica. La quale, nei
suoi epigoni, raggiunge vette profetiche di Espressionismo ante litteram:
l’Espressionismo pittorico, infatti, che si affermerà in Germania e nei paesi
nordici tra il 1910 e il 1932, prelude e
prevede l’avvento dell’ideologia nazista, del
“Secolo breve”, dei campi di
sterminio, dei Gulag e dei suoi orrori.
Ideologia e orrori che
sono figlie primogenite di quell’Illuminismo che tanto contava sulla sola
ragione umana e aveva fatto tabula rasa di tutto ciò che essa non poteva
spiegare “razionalmente”.
Come la Fede cristiana, ad esempio.
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