Ma
perché avvenne questa dissoluzione? E’ ancora Belohradsky che ce ne indica la
ragione: “: La razionalità impersonale della legalità con le sue regole
inflessibili si sostituiva dappertutto alla legittimità. La legalità si è
separata così da ogni riferimento ad un'istanza trascendente: la legalità dello
Stato austriaco è diventata perfettamente «autoreferenziale» …”
Ma
quale era la “legittimità” dell’impero asburgico, quel collante, quell’
“elemento superiore” che ad un certo punto viene sostituito dalla legalità? Esso nasceva dalle radici cristiane che, alla
caduta dell’impero romano, avevano cominciato a fiorire creando lentamente
quella “koinè” che aveva plasmato l’uomo europeo. Quando queste radici sono
state messe in discussione dalla visione kantiana dello stato, quando la vita,
l’esperienza, l’humanitas naturaliter christiana si sono volute imprigionare
nell’astratta Virtù della Legge, l’impero asburgico ha cominciato a morire.
Se
noi guardiamo il faticoso tentativo dell’Europa odierna di darsi un assetto
comune vediamo che essa è già caduta nell’errore fatale in cui più di cento
anni fa è caduto l’impero d’Austria: rifiutare di fatto l’unico collante capace
di farne una realtà viva, di ampio respiro, scegliendo la via impersonale delle
leggi e del mercato (foriero delle “sue” leggi).
Concludeva ancora
Belohradsky nel 1998: “…Tutta
l'Europa si trova oggi nella situazione dell'Impero d'Austria. Essa è un
insieme di apparati che funzionano più o meno bene…. La riduzione della
legittimità alla legalità è diventata la strategia generale per evitare i
conflitti attorno ai problemi reali, imposti, cioè, dall'esperienza degli
uomini… la banalità come fondamento della vita comune: ecco l'Europa oggi…”
E’
qualcosa su cui riflettere.
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